LA STORIA
Quando Trieste era occupata dai tedeschi, nell'atrio della stazione ferroviaria esisteva un elenco di case di tolleranza autorizzate.
Ogni vicolo, ogni via da Cavana fino a sotto il colle capitolino di San Giusto, pullulava di questi angoli di mondo, dove chiunque poteva trovare un po’ di compagnia, e magari anche un po’ di conforto.
In una di quelle case in Cavana, insieme alla Bersagliera, La Francese e a tante altre si concedeva una donna chiamata La Muta, difetto fisico che le costò il soprannome.
La vita de La Muta ha accompagnato il cambiamento di un quartiere che da luci rosse è diventato uno degli angoli più belli e vitali di Trieste: era il 2014 che la si poteva ancora incontrare in giro per Cavana, magari seduta in qualche bar a sorseggiare il suo caffè.
